Genomica psico-sociale e Sport
3 Gen 2024 - Sport

Da diversi anni gli approcci per lo studio di nuove metodologie, di ricerche, di esperimenti non avvengono più in maniera settoriale, ma sempre più si ricerca uno studio interdisciplinare. Si pensi ai passi in avanti che la pedagogia ha fatto con l’introduzione della psicologia ed in particolare delle neuroscienze per capire i processi di insegnamento-apprendimento. Dalla ricerca di una interdisciplinarietà nelle ricerche scientifiche abbiamo assistito negli ultimi vent’anni alla nascita di nuovi filoni di ricerca, di nuove materie di studio.
Una nuova scienza che ci proponiamo di prendere dal complesso mondo della psicoterapia e trasporlo in quello dello sport e la sua preparazione mentale è la genomica psicosociale risultato del dialogo tra medicina, biologia e neuroscienze indicato per il trattamento di disturbi psicologici (stress, dipendenze, attacchi di panico…), malattie di stampo medico (malattie del dolore, del sistema immunitario, neurodegenerative, psicosomatiche…) e per il potenziamento personale e professionale migliorando la resilienza e la creatività, facilitando la presa di decisione, i processi di apprendimento e memoria, una buona integrazione tra conscio ed inconscio e la plasticità neuronale. Attraverso questa nuova scienza ci proponiamo di mostrare una valida alternativa a quelle che sono le classiche tecniche di rilassamento viste in precedenza, per le quali si necessita una buona preparazione ed esperienza per poterle applicare. Con questo nuovo metodo sviluppato direttamente dal Dottor Cozzolino, applicato in ambito psicoterapeutico, chiamato “Modulazione delle onde cerebrali” è possibile che l’atleta possa raggiungere la frequenza ottimale per entrare nel Flow sin da subito senza una particolare esperienza in termini di meditazione e rilassamento.
Secondo Cozzolino e Celia (2016) la posizione delle dita hanno la capacità di cambiare automaticamente la parte fisiologica dell’assetto mente-corpo mediante l’attivazione del sistema parasimpatico e uno spostamento dell’emisfero cerebrale dominante. Di seguito, si assiste ad una diminuzione delle pulsazioni e della respirazione e conseguente rilassamento muscolare. Attraverso questa tecnica, le nostre normali operazioni mentali svolte dall’emisfero dominante sinistro e caratterizzate da un’attivazione del sistema simpatico, si sincronizzano sull’emisfero dominante destro e l’equivalente attivazione del sistema parasimpatico. La capacità di cambiare l’assetto mente-corpo condiziona l’attività delle onde cerebrali. Paul Mracek afferma che la comunicazione tra i due emisferi è un’altra importante condizione per lo stato di Flow. Nelle arti marziali, la connessione dei due emisferi è attuata dal movimento simmetrico delle tecniche che danno vita all’incontro perfetto tra performance tecnica e performance creativa.
Cozzolino continua affermando che il cervello emana onde Beta nella sua normale attività quotidiana e questa tecnica, già nella prima fase, spinge spontaneamente il cervello a emanare onde Alpha lente e nella seconda fase ancora più lente, che come sappiamo aumentano la creatività e la capacità di problem solving, sino a passare in rassegna le onde Theta nella terza fase, arrivando fino alle Delta nella quarta fase.
Queste onde corrispondono a quelle che ci servono per raggiungere lo stato di Flow. L’effetto di dieci minuti di questa tecnica corrisponde ai benefici di un’ora di sonno.
Tutte le tecniche di meditazione che oggi conosciamo si basano sulla meditazione orientale attraverso l’utilizzo della posizione del corpo e delle dita come ben conosciamo nello Yoga, le quali, fuse con la neuroscienza hanno dato vita a questa tecnica che porta automaticamente le onde cerebrali nel loro assetto naturale.
Non è facile effettuare un percorso di rilassamento, e quindi di visualizzazione, finché non siamo completamente aperti mentalmente e non riusciamo a svuotare la mente. Tomio Hirai nel suo studio afferma, che la concentrazione nel vero senso della parola è concentrazione senza tensione, ma difficile per una persona che non è abituata a svolgere certi esercizi, arrivare a quel livello di concentrazione, motivo per cui Cozzolino sviluppa questa tecnica e va controcorrente, se così possiamo dire. Infatti, egli afferma: “…Un altro ostacolo che possiamo trovare è che le persone pensino siano obbligate a svuotare la mente di proposito e non riescano in questo pensando che non siano in grado di applicare questa tecnica non scoprendo così la vera forza di essa. Per risolvere questa problematica non suggerisco di svuotare la mente come accade di solito in altre procedure (meditazione, training autogeno, ecc…), ma di indirizzare l’attenzione al corpo e i suoi segnali…”. Cozzolino continua consigliando di seguire questi segnali e vedere dove portano.
Potrebbero portarci in altre zone del corpo o cambiare in forma o intensità, ciò che importa è ascoltarli e continuare a cambiare la posizione delle dita gradualmente in base a cosa il nostro corpo suggerisce.
Per comprendere meglio la tecnica, illustriamo qui di seguito la sua applicazione pratica.
- Applicazione pratica
Trova un posto tranquillo dove sai di non essere disturbato, dove non vi è rumore, telefoni che squillano e così via. Siediti su una sedia e metti le mani sulle gambe. Chiudi gli occhi.
Prima fase
Tocca l’estremità del mignolo con l’estremità del pollice.
Seconda fase
Tocca l’estremità dell’anulare con l’estremità del pollice.
Terza fase
Tocca l’estremità del dito medio con l’estremità del pollice.
Quarta fase
Tocca l’estremità del dito medio e dell’anulare con l’estremità del pollice.
Tutti i passaggi devono essere effettuati con entrambe le mani e in simultanea.
E’ importante che l’estremità delle dita si tocchino perfettamente.
La durata del contatto tra le dita varia da persona a persona.
Il soggetto sentirà spontaneamente l’esigenza di passare alla fase successiva.
La pressione dovrà essere più naturale possibile
Personalmente ho trovato questa tecnica molto utile nel mio percorso sportivo. A differenza di altre tecniche, dopo averla compresa bene, in un posto tranquillo, sicuro di non essere disturbato, sono stato in grado di applicarla anche in situazioni varie. Il training autogeno o il rilassamento di Jacobson sono molto utili e sicuramente da fare giornalmente per tutto il training mentale. Come detto nei capitoli precedenti bisogna stare attenti a non effettuarli subito prima di una gara e stare attenti alla loro intensità, in quanto potrebbero abbassare troppo lo stato di arousal dell’atleta. La tecnica del Dott. Cozzolino, invece, sotto l’aspetto del controllo emozionale e rigenerativo-ristorativo mi ha permesso di poterla utilizzare in un qualsiasi momento della giornata, donandomi una sensazione di calma ed energia anche durante un allenamento intenso, una competizione e subito prima di un lancio permettendomi di performare al di sopra della mia abituale performance sportiva. La mia Peak Performance.